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ARTICOLO TRATTO DA "IL CITTADINO" DEL  30/07/2010 - Truffa sulle aste, quattro condannati
 

Gli imputati sono stati assolti per alcuni capi d’accusa ma “puniti” per altri fatti accaduti tra Zelo, la Versilia e Milano
Truffa sulle aste, quattro condannati
Promettendo case e macchine avevano raccolto 800mila euro
 


Zelo Quasi 800mila euro di “affaroni”, per decine tra case e automobili, finiti nella maggioranza dei casi in un nulla di fatto. È questa l’originaria dimensione della maxi truffa che, ieri pomeriggio, ha portato il tribunale di Lodi a condannare a una pena complessiva di oltre quattro anni gli artefici del “raggiro” attraverso il quale, tra il 2001 e il 2004, quattro persone avrebbero ottenuto cospicue somme di denaro da decine di clienti, promettendo loro agevolazioni nell’acquisto di beni mobili e immobili tra Zelo, Forte dei Marmi e il Milanese.La sentenza del giudice, in realtà, ha assolto ciascuno dei quattro imputati dalle presunte responsabilità su alcuni degli episodi contestati; al contempo, però, ognuno degli accusati è stato ritenuto colpevole per almeno un capo d’imputazione, con una pena massima di 1 anno e 5 mesi per il 43enne R.R. (residente in provincia di Lucca e, secondo alcuni, “mente” della truffa), 1 anno e 4 mesi per il 50enne zelasco G.R., 1 anno e 1 mese per la 48enne L.B. (di Liscate) e 7 mesi per il 44enne G.C., residente a Comazzo, dalla cui scomparsa-lampo di un solo giorno per questioni “debitorie” sarebbero peraltro nate tutte le indagini sulla vicenda.In sostanza, secondo il capo d’imputazione, ciascuno dei quattro avrebbe partecipato a vario titolo a un “disegno” nel quale, agganciati potenziali clienti, il quartetto avrebbe offerto loro la possibilità di partecipare con buone speranze alla vendita di case e automobili attraverso aste fallimentari ed esecuzioni immobiliari. Alcuni di loro, come L.B., presentandosi come addetta alle aste o segretaria del magistrato, “ruolo” assunto in parte anche da R.R., che oltre a ciò si sarebbe occupato di mostrare “la merce” ai clienti; mentre altri, come G.R. e G.C., si sarebbero premurati soprattutto di “agganciare” i possibili acquirenti e convincerli della bontà degli affari. Attraverso ciò, secondo l’accusa, il quartetto avrebbe ottenuto somme di varia entità come “anticipo” da almeno dieci persone (una delle quali in rappresentanza di altre sette persone), per lo più di Zelo, Lodi, Comazzo, Melegnano, Graffignana e provincia di Milano, e solo tre delle quali poi costituitesi parte civile. Alcuni denunciarono di aver versato tra 25mila e 33mila euro per acquistare “quote di immobili” a Milano, altri un anticipo di 45mila euro per comprare nove Kia, uno di 75mila per due case nella metropoli; i “record”, però, spettarono a un cliente che dichiarò di aver dato 100mila euro per una casa a Milano e per due auto (una Mercedes Classe A e una Passat), ma soprattutto a una persona che al quartetto avrebbe dato la bellezza di 414mila euro e spiccioli per un non meglio precisato numero di immobili a Forte dei Marmi. Con il tempo, nel corso del processo, molte delle “parti offese” e degli episodi contestati si sono persi strada: proprio come buona parte dei soldi, sul cui destino ieri in tribunale nessuno ha fatto chiarezza. E gli imputati? «L’appello farà giustizia», spiega l’avvocato di L.B., mentre assieme ai suoi colleghi attende di conoscere le motivazioni della sentenza. Alberto Belloni