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ARTICOLO TRATTO  DA "IL CITTADINO" DEL 29/10/2010 - Otto mesi in carcere, ma era innocente
 

Il giudice di Pavia lo ha assolto nei giorni scorsi, adesso il giovane, residente in città, è intenzionato a chiedere i danni
Otto mesi in carcere, ma era innocente
Albanese di 23 anni accusato di furti a Graffignana e Ossago
 

 

 Ha passato otto mesi in carcere, ma era innocente. Un 23enne albanese residente a Sant’Angelo è stato assolto nei giorni scorsi dal tribunale di Pavia, dove era a processo per una serie di furti avvenuti a fine 2008 fra Graffignana, Ossago e Torrevecchia Pia, e ora chiede un risarcimento per “ingiusta detenzione” tramite il suo avvocato. A causa dell’arresto, inoltre, gli era stato negato il rinnovo del permesso di soggiorno.Secondo l’accusa, quindi, l’albanese (E.Q. le sue iniziali) aveva fatto parte di una banda di ladri che da Sant’Angelo partiva quasi ogni sera per mettere a segno dei furti in ville e appartamenti. Otto mesi fa, al termine di una serie di indagini partite dopo “l’avvistamento” a Chignolo Po dell’auto (rubata) utilizzata per i furti, una Bmw, tenuta sotto controllo con il segnale gps, i carabinieri erano arrivati al 23enne di Sant’Angelo e gli avevano messo le manette.I reati di cui era accusato risalivano al dicembre del 2008, quando vennero messi a segno una serie di colpi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro ad opera della stessa banda fra Graffignana, Ossago e il Pavese. Proprio nel Pavese, a Torrevecchia Pia, c’era stata una colluttazione con il proprietario di una delle case svaligiate: un fatto che aveva aggravato la vicenda facendo scattare anche l’accusa di rapina per i responsabili.A incastrare il 23enne era stata in particolare la testimonianza di una vittima, che aveva detto di averlo visto salire con altre persone sulla Bmw usata per i furti. Questo, insieme ai movimenti dell’auto rilevati dal gps, era bastato per far scattare le manette e per mandare E.Q. a processo, nonostante altre vittime avessero riferito di aver visto chiaramente due soli giovani salire sull’auto e di averli sentiti parlare fra di loro con accento santangiolino.Nei giorni scorsi il procedimento è arrivato alle battute conclusive. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a due anni di reclusione, ma solo per la ricettazione dell’auto. Invece il giudice ha deciso di assolverlo, tenendo conto anche dei tabulati telefonici.Ora l’albanese, tramite gli avvocati Augusto Cornalba di Lodi e Orietta Stella di Pavia, è intenzionato a chiedere un risarcimento danni allo Stato per gli otto mesi che ha passato in carcere da innocente.Davide Cagnola

 

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